Solo
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Solo

Sono arrivata a Solo, nel cuore di Giava e, pur essendo in compagnia, mi sono sentita sola. Senza saperlo, ho portato con me i tormenti di Beirut. Sono entrata nella lobby del mio pacifico albergo, sono scoppiati  i fuochi d’artificio, mi è scattata la nevrosi da guerra e al portiere stupefatto ho chiesto dove fossero le bombe. 

I traumi fanno questo: alterano la percezione della realtà. 

Così, ho cercato uno che vede e l’ho trovato in Ndaru.

E’ arrivato trascinando una borsa nera carica di curiosi strumenti, tondi metri e calendari intarsiati di stelle. La sua specialità è l’astrologia locale. Giava, spiega, ha tre calendari: solare, lunare e uno basato sulle rotazioni della Terra, chiamato Pawukon. Di questo Pawukon non ho capito molto, solo che ha quattrocento venti  giorni e settimane dalla durata variabile. Il mio wuku, cioè il giorno in cui sono nata, era un Venerdì in Italia, un Maktal a Giava. Se qualcuno di voi fosse nato il 24 aprile 1970, allora sappiate che il vostro Dio privato, che parla al vostro inconscio, si chiama Sang Hjang Sakri.  In questo momento consiglia di non viaggiare, un bel disguido: vivo una vita snaturata, pare. “Molta gente vivere fuori di sua anima, io pure prima fatto vita da pioniere, adesso vita da seguace, meglio per mio equilibrio. Tu seguace o pioniere? Brami la cima o solo il domani?”. 

Parla così, Ndaru. 

Mi elenca le caratteristiche di Sang Hjang Sakri: ama gli alberi, specie il Nagasari (intraducibile); ama gli uccelli, specie l’Ayam Alas (l’interprete, disperato, fa: “In inglese sarebbe il chicken forest”, il pollo della foresta: mah); inoltre è bello e loquace, indipendente e intelligente.

Penso: gagliardo, il mio Dio privato e mentre lo penso Ndaru mi osserva e dice: 

“Tua casa dovrebbe avere bandiere ai quattro angoli”. 

Lo guardo, incerta.

“Significa tu prendere scala e salire sopra tuo ego e fare tre volte hi hi hi, ridere di tua persona”. 

“Hi, hi, hi?” dico. 

“Hi, hi hi”, dice. “Molta gente prendere vita sul serio. Non saggio. Usare testa. No problema. C’è problema? C’è soluzione. Non c’è soluzione? Non c’è problema. Si o no? Hi hi hi”. 

Per aiutarmi a salire sopra mio ego, Ndaru consiglia una cerimonia che consiste nel friggere dentro l’olio di cocco due chili e mezzo di riso con pezzi di pollo e di anatra ed offrili alla Dea dei mari del Sud o, volendo, a Gesù, assieme a quattro monete. 

Mi gratto la testa, perplessa.  

Dice: “No problema. Quando tu vecchia abbastanza, tuo cuore buono”. 

Dice: “A 40, 41 anni, tu tigre senza memoria”.

Tigre senza memoria?

“No cattivi pensieri del passato, no ego, solo presente, vuoto, che tu riempire di cose nuove”. 

Mi fa l’effetto del paradiso, un’impronta in cui misurare il piede. Quattro bandiere già sventolano agli angoli di mia casa. 

Hi hi hi.